venerdì 16 novembre 2012

WEO 2012: tanto rumore per nulla

"Il World Energy Outlook (WEO) 2012 è uno strumento indispensabile per i decision maker della politica e dell’industria e per chiunque si occupi di energia. Presenta autorevoli proiezioni dei trend energetici fino al 2035 e un’analisi approfondita delle relative implicazioni in termini di sicurezza energetica, sostenibilità ambientale e sviluppo economico."





Un altro anno, un altro imponente volume (690 pagine) proposto al mondo come autorevole (!) fonte di proiezioni per il prossimo ventennio. Già si moltiplicano i lanci di agenzia in rete e gli articoli sui blog, attendendo fiduciosamente i megafoni della stampa e della televisione che seguiranno a ruota: si cambia rotta, la Tecnologia ci ha salvati di nuovo, veleggiamo verso nuovi orizzonti energetici sconfinati o quasi.

Definire con il termine proprio tali deliri onirici mi costringerebbe a scadere nella volgarità, per cui mi limiterò ad affermare che il WEO 2012 non vale nemmeno la carta sulla quale è stampato.

Chi ritiene che il giudizio sia esageratamente negativo può riflettere sul significato di queste frasi, tratte dalla documentazione di supporto per il WEM, il World Energy Model sul quale si basano i risultati ottenuti dalla IEA:

"Economic growth assumptions for the short to medium term are based largely on those prepared by the OECD, IMF and World Bank. Over the long term, growth in each WEM region is assumed to converge to an annual long-term rate. This is dependent on demographic and productivity trends, macroeconomic conditions and the pace of technological change."

Scritto in modo più comprensibile: la crescita del GDP mondiale (3.5% annuo medio fino al 2035) è imposta con un tocco di bacchetta magica, e da questa discende una domanda di energia. Domanda che sarà immancabilmente soddisfatta dall'offerta, è chiaro.

Rappresentazione schematica del World Energy Model; si notino le ipotesi e i risultati.

I prezzi internazionali dell'energia rappresentano il fattore principale nel determinare la domanda energetica proveniente dai vari settori; non dovrebbe stupire più di tanto che si tratti di dati esogeni inseriti nel modello come ipotesi di partenza. Il feedback, questo sconosciuto.

La distanza fra quanti si impegnano per trovare il bandolo della matassa di fronte a una situazione economica ed energetica complessa - come ad esempio l'IMF con i suoi ultimi working papers - e gli scenari auspicati dall'IEA si fa sempre più ampia. I decision maker della politica vengono ingozzati con tabelle, grafici e accattivanti e colorati schemi riassuntivi, in un'orgia di rette a pendenza positiva, nei secoli dei secoli. O almeno fino al raggiungimento delle prossime elezioni.

Navigare nelle centinaia di pagine è un compito che quest'anno probabilmente non sarò in grado di affrontare, per impegni personali e per la sostanziale inutilità del report: il modello non serve a capire dove ci stiamo dirigendo perché non rappresenta la realtà. Anzi, offre una visione parziale e distorta che sarà purtroppo cavalcata da troppe persone impegnate a disegnare le politiche energetiche dei prossimi anni; speriamo che i danni non siano irreversibili.

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