sabato 27 novembre 2010

Il blog cambia nome

Sono due i motivi che mi hanno spinto a cambiare.
Per prima cosa trovavo il vecchio titolo un po' troppo presuntuoso per un progetto che ancora deve trovare una forma definitiva (qualcuno penserà che questo lo sia ancora di più).
E poi mi pare che l'uso del termine ambiente sia un po' inflazionato negli ultimi tempi.

domenica 21 novembre 2010

Il picco del carbone a buon mercato

Poco più di 12 anni fa, nel Marzo del 1998, su Scientific American veniva pubblicato un articolo - a firma dei due geologi petroliferi Colin J. Campbell e Jean H. Laherrère - che sarebbe diventato nel corso degli anni uno dei più citati riferimenti di ogni peakoiler: The end of cheap oil, la fine del petrolio a buon mercato. La sua importanza risiede in due particolarità: si è trattato della prima volta che il concetto di picco del petrolio è stato esposto, per così dire, al grande pubblico; e soprattutto, l'andamento produttivo degli ultimi anni conferma il raggiungimento di un plateau, e il prezzo del barile si è attestato su livelli impensabili fino a pochi anni fa. In poche parole, Campbell e Laherrère avevano ragione.

Oggi il copione si ripete per un altro articolo con qualche differenza: la rivista è sempre di alto peso scientifico, Nature, si ha ancora una coppia di autori, Richard Heinberg e David Fridley, però questa volta non sono dei geologi e l'idrocarburo sotto esame è il carbone. E' possibile che nell'arco di pochi anni si ripeta l'aumento dei prezzi già visto con il petrolio?

Se la conoscenza delle riserve petrolifere è lungi dall'essere ottimale, per il carbone è ancora peggio. Molti paesi forniscono cifre (riportate poi dal WEC o nel report annuale della BP) che risultano immutate da anni, come accade per la Cina, sebbene lo sfruttamento dei giacimenti continui; non esiste una convenzione universalmente accettata per la stima delle riserve, che possono di volta in volta rappresentare la sola quantità estraibile con la tecnologia e al prezzo attuali, oppure l'intera quantità presente nel deposito, o ancora delle vie di mezzo; le indagini su alcuni giacimenti, come quello di Gillette negli USA le cui riserve accertate sono state ridotte del 95%,  lasciano qualche dubbio anche al più sfrenato ottimista.

D'altra parte l'interesse per il carbone è molto alto: il basso costo di estrazione lo rende il combustibile preferito da diversi stati, in primis quelli con economie ancora in fase di espansione come la Cina, per la produzione di energia elettrica - e con i prezzi attuali del petrolio diventa allettante anche la conversione in idrocarburi liquidi - ma implica contemporaneamente elevate emissioni di CO2. La pubblicazione di almeno 4 studi recenti sul possibile andamento della produzione mondiale di carbone nei prossimi anni mostra una notevole dispersione dei risultati, con una previsione di picco estrattivo che va dal 2011 al 2050; queste stime sono da confrontare con le cifre riportate da chi legge sommariamente i report internazionali che indicano almeno un centinaio di anni di riserve (secondo la BP sono 119) ai consumi attuali.

Sulla reale disponibilità di un carbone poco costoso negli anni a venire si basano buona parte degli scenari di sviluppo energetico ai quali fanno riferimenti istituzioni internazionali e politici. Esiste la possibilità che fra pochi anni la domanda possa superare l'offerta e creare una situazione simile a quella già vissuta nel 2008 per il petrolio: questo fatto dovrebbe essere sufficiente per spingere ad una verifica dell'effettiva consistenza delle riserve di carbone.